Santa Maria Capua Vetere

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“Santa Maria Capua Vetere”
a cura di Mariapia Statile

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Santa Maria Capua Vetere è situata nella fertile pianura campana, un tempo denominata “Terra di Lavoro”, riparata dal monte Tifata nei pressi del fiume Volturno. L’aspetto odierno di questa cittadina si caratterizza per la presenza di ampie strade all’interno di una planimetria estremamente regolare, costituendo un abitato che, nel corso degli anni, si esteso verso nord, ossia in direzione di Sant’Angelo in Formis, e poi verso sud, quindi raggiungendo il confine con Aversa, in particolare la zona dei Lagni. Attualmente, la città è sede di un tribunale e di due delle facoltà universitarie di primaria importanza della Seconda Università degli Studi di Napoli (l’attuale Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”), quali la Facoltà  di Lettere e Filosofia e la Facoltà di Giurisprudenza. La prima è ubicata presso quello che nel Seicento fu il monastero medievale di San Francesco; successivamente nel 1738 divenne l’alloggio dei soldati del reggimento Borbonico di Rosciglione; più tardi, o meglio dal 1807 a seguito del regio Decreto, la struttura fu destinata a carcere. La seconda ha sede nel Palazzo Melzi, fatto costruire nel Seicento come Mensa Arcivescovile e che, a partire dall’Ottocento, ospitò il palazzo di Giustizia. Inoltre, nel cuore della città vi è il Museo Archeologico dell’Antica Capua.

A seguito della distruzione provocata dai Saraceni nell’861, Santa Maria Capua Vetere fu abbandonata e i pochi sopravvissuti, dopo essersi rifugiati sui monti Tifatini, fondarono la nuova Capua sulle rovine della romana Casilinum. Solo successivamente la città riuscì a risorgere costruendo un casale denominato Villae Sanctae Mariae Maioris ubicato intorno alla superstite Basilica di Santa Maria Maggiore, una vasta chiesa a cinque navate che, tra Seicento e Settecento fu più volte rimaneggiata, fino ad assumere l’aspetto attuale. Essa rappresenta una preziosa testimonianza riguardo i primi secoli della Cristianità e, non a caso, attualmente è il Duomo della città.

Il toponimo ‘Santa Maria’ deriva dunque, dalla suddetta Basilica insieme al ricordo dell’antica città precedente alla venuta dei Saraceni, evidenziando in tal modo, l’espediente del Cristianesimo come linfa della nuova cittadina. In seguito, gli abitanti di questo piccolo borgo decisero di aggiungere ‘Capua Vetere’  al fine di sottolineare il legame storico con Capua antica.

Nonostante l’aspetto attuale nasconda le origini antiche, Santa Maria Capua Vetere presenta un percorso di visita di tipo prettamente archeologico in quanto conserva testimonianze anche con un arco cronologico abbastanza ampio, che va dagli Etruschi fino all’età paleocristiana. In particolar modo, all’interno dell’abitato sono visibili resti dell’età classica, tra cui i più significativi sono: l’Anfiteatro, l’Arco di Adriano, il Mitreo, il criptoportico, i sepolcri, quali la Conocchia e le Carceri Vecchie, assieme ad alcuni tracciati romani ricalcati dal sistema viario moderno.

 

Bibliografia:
N. Allegro, S. Svanera, Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Proprietà Merola. Campagne di scavo 1996-1997, in Bollettino di Archeologia 37-38, 1996, pp. 83-87.
AA.VV., La Campania Paese per Paese I, Firenze 1997.
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G. Ciaccia, V. Sampaolo, Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Via Santa Maria delle Grazie. Rinvenimenti in Proprietà Piccolo, in Bollettino di Archeologia 37-38, 1996, pp. 76-81.
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G. Pane, A. Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, voll. I-II, Napoli 1990.
M. Vellucci, I Comuni del territorio, 1995.

Articolo disponibile anche su: 
 – Archart – rivista online, 19/05/2012
– Corriere della Campania – rivista on line, 18/02/2017

in copertina: Tav. n. 16 Caserta 172 II, 1990, Regione Campania. Santa Maria Capua Vetere. Stralcio cartografico

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