“Volterra: il tour dagli Etruschi all’arte contemporanea”
a cura di Mariapia Statile
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Volterra, 29/08/2019
Con le mie fotografie vorrei trasmetterti quello che ho “OsservAto” sotto il cielo azzurro di questa città tra i suoi vicoli dove si intersecano le architetture, si sovrappongono i suoi colori sottolineati dalle caratteristiche fasce marmoree in bianco e e verde, le statue in albastro che sembrano spiare i passanti dalle finestre delle botteghe, i palazzi, fino ad arrivare al magnifico teatro romano che ho fotagrafato dall’alto delle mura, per poi ammirare le opere ciclopiche dell’artista Mauro Staccioli sulla strada del ritorno.
Ma prima qualche cenno storico.
[Foto nel testo ©Mariapia Statile]
Volterra conserva tutt’oggi tracce evidenti del suo passato etrusco: Velathri fu una delle dodici città più importanti della Confederazione etrusca. Le fonti antiche riportano di “dodici popoli dell’Etruria” che avevano in comune una propria unità etnico-religiosa riconosciuta nelle feste autunnali tenute nel Santuario di Voltumna presso Volsinii. Questi popoli erano entità politche autonome identificati in distretti politico-territoriali: quelli interni, tra cui Volterra, e Veio, Volsinii, Chiusi, Cortona, Arezzo, Perugia, Cortona), e i distretti sulla costa, ossia Vetulonia, Roselle, Vulci, Tarquinia, Cere.
A partire dalla seconda metà del V secolo a.C., Volterra ingrandì ulteriormente le sue mura per proteggere sia il centro urbano, che tutte le sue fonti di sostentamento. Fu proprio grazie alle mura che riuscì a raggiungere grande splendore economico, mentre le altre città meridionali cominciarono a decadere a causa della vicinanza di Roma sempre più potente e in espansione.
Ricordiamo la lavorazione dell’alabastro estratto nei giacimenti in prossimità della città stessa, usato per la produzione delle urne cinerarie e la creazione di manufatti come vasi, tabernacoli, capitelli, e simili, la cui tradizione continua ancora oggi, come testimoniano la presenza di numerose botteghe.
Tutto ciò durò fino al III secolo a.C. quando fu costretta ad accettare la supremazia di Roma entrando a fare parte della confederazione italica. Poi nel 90 a.C. ottenne la cittadinanza romana. Mantenne sempre buoni rapporti con Roma finchè non fu coinvolta nella guerra civile fra Mario e Silla: Volterra decise di schierarsi dalla parte di Mario accogliendone l’esercito all’interno delle mura e per questo il suo territorio fu posto sotto asssedio. Successivamente con l’abdicazione di Silla, Volterra riuscì a ritornare in possesso del suo territorio grazie alla famiglia volterrana dei Caecinae, con un incremento urbanistico che vide la costruzione del teatro e di un quartiere residenziale.
In seguito, Volterra divenne municipio dell’Etruria, a sua volta, Regio VII secondo l’ordinamento territoriale augusteo.
Durante il periodo medioevale, Volterra fu assoggettata dai Goti e dagli Eruli finchè, durante il regno longobardo, divenne sede di gastaldato. Tra IX e XI secolo nacque e si impose la signoria civile dei vescovi volterrani. Nella prima metà del XII secolo, Volterra diventa libero comune ed è pronta a lottare per riconquistare il suo territorio che gi era stato sottratto e devastato dalle inviasioni ungare. Volterra lottò contro il vescovo con esito positivo ma fu costretta ad adottare una politica che fosse in linea con le città di Siena, Pisa e in particolare, di Firenze.
Poi si assiste ad una riorganizzazione urbanistica che conferirà alla città di Volterra una configurazione definitiva: la cinta muraria etrusca di IV secolo a.C. , viene sostituita da una nuova cinta, poiché ritenuta troppo ampia per assicurare la difesa di una popolazione che oramani era aumentata notevolmente. Nel 1208 iniziò la costruzione del Palazzo del Popolo, che divenne poi, dei Priori. Sorgono le prime costruzioni a torre, mentre Duomo e Battistero vengono ristrutturati ed ingranditi.
Intorno agli inizi del XIV secolo, quel contrasto tra la Chiesa e il Comune, portò all’affermazione della Signoria di Ottaviano Belforti, la cui fine poi nel 1361, fu un tragico disastro per la città di Volterra, dato che divenne suddita di quella stessa Firenze che le era accorsa in aiuto. Le famiglie volterrane furono sottoposte a duri trattamenti tanto che decisero di lasciare Volterra, consapevoli del conseguente fallimento. Il dominio fiorentino è testimoniato dalla Fortezza voluta da Lorenzo il Magnifico, tra il 1472 e il 1475, per difendere così Volterra dalla nemica Siena e nel contempo, controllare la città.
Tour fotografico dagli Estruschi sino all’arte contemporanea:
Glossario:
Gastaldato: (voce longobarda; probabilmente “preposto”) – I gastaldi erano presso i Longobardi gli amministratori della curtis del re, posti sotto la sua immediata dipendenza, con estese attribuzioni politiche e amministrative entro il territorio loro affidato. Tutto lo stato longobardo era diviso in civitates; e civitas è termine che in significato più largo indica un intero ducato o gastaldato. La nomina dei gastaldi dipendeva dal re e il loro ufficio era temporaneo. I principali fra essi, a significare l’alta loro dignità, prendevano il titolo di conti. Oltre che funzioni di amministratori dei beni del re, esercitavano anche funzioni giudiziarie (onde il loro nome di iudices), funzioni di polizia, ed erano rivestiti di podestà militare: in guerra portavano i loro exercitales (Enciclopedia Treccani).
Bibliografia:
O. Casazza, Raffaello Consortini nel territorio volterrano, Pisa 2011
M. Cristofani (a cura di), Etruschi. Una nuova immagine, Firenze 1984
E. Bairati, A. Finocchi, Arte in Italia. Lineamenti di storia e materiali di studio, Torino 2004
C. Bertelli, G. Briganti, A. Giuliano, Storia dell’Arte Italiana, Vol. 1, Verona 1995
Sitografia:
maurostaccioli.org
Ecomuseo dell’Alabastro – Info
Comune di Volterra – sito ufficiale
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