“Basilica di Santa Cristina a Bolsena”
a cura di Mariapia Statile,
admin & founder
Bolsena, 20/03/2019
[Foto nel testo ©Mariapia Statile]
Monumento di notevole importanza artistica e religiosa, la Basilica di Santa Cristina fu costruita nella parte più bassa della città nel XI secolo. L’interno, così come lo vediamo oggi, è costituito da ben tre nuclei che si sono sviluppati nel corso del tempo sulle omonime catacombe :
– le Catacombe e le Grotte di Santa Cristina che risalgono al IV-V secolo
– la Basilica del XIII secolo
– la Cappella Nuova del Miracolo costruita nel 1693
Per quanto riguarda la Basilica, presenta un’elegante facciata tripartita con lesene di tipo toscano, opera dei maestri Buglioni, così come la terracotta invetriata del portale mediano raffigurante la “Madonna col Bambino e i Santi Cristina e Giorgio”, attribuita a Benedetto Buglioni (Figg. 1-2).
Il campanile risale al XIII secolo e fu fatto costruire dal cardinale Ranieri. Si presenta a tre piani scanditi da bifore (Fig. 3).
La parte interna della Basilica è coperta dal tetto a capriate (Figg. 4 – 13);
è suddivisa in tre navate alle quali corrispondono tre absidi quadrati con volte a crociera (Figg. 6-11)
Al suo interno conserva numerose opere d’arte: tele del XVII e XVIII secolo, terrecotte e ceramiche policrome di scuola robbiana, affreschi come quelli presenti nella cosiddetta Capella di Santa Lucia, ovvero l’abside destro, risalenti al periodo che dal XIV al XVI secolo, raffiguranti “Adorazione dei Magi” e “Adorazione dei pastori”, attribuiti a Giovan Francesco d’Avanzarano; inoltre, sull’altare troviamo un busto in terracotta policroma che raffigura “Santa Cristina”, opera di Benedetto Buglioni (Figg. 13 – 27).
Inoltre, sono ben visibili le colonne in granito egiziano proveniente dalla basilica forense di Volsinii utilizzate nella navata di sinistra (Fig. 27).
Sull’altare maggiore vi è il prezioso polittico realizzato da Sano Di Pietro nella seconda metà del XV secolo raffigurante la “Madonna in trono col Bambino e i Santi Paolo e Cristina” a destra, e “San Pietro e San Giorgio” a sinistra, mentre nella cuspide, troviamo il “Cristo benedicente e l’Annunciazione”(Figg. 28 – 29).
Tramite il portale (in stile romanico – XI secolo) nella navata di sinistra si accede alla Cappella dei Miracoli (Fig. 30).
Una costruzione barocca a pianta circolare costruita nel 1693 con facciata neoclassica, opera di Virginio Vespignani (Fig. 31).
Qui vi si conservano le reliquie del Miracolo Eucaristico avvenuto nel 1263: in una teca dorata sono custodite tre delle pietre macchiate dal sangue emanato dall’ostia. Sull’altare maggiore c’è la tela raffigurante il prodigio del Miracolo realizzata da Francesco Trevisani nel XVIII secolo.
La denominazione è collegata al “Miracolo di Santa Cristina”. Cristina era la figlia di un prefetto romano persecutore dei Cristiani; ella si convertì al Cristianesimo e il padre infuriato per la sua decisione, decise di punirla sottoponendola a dolorose torture e infine la gettò nel lago con un masso appeso al collo. Ma il masso non sprofondò bensì la tenne a galla così che la giovane fanciulla potè salvarsi. Purtroppo, a causa dell’atrocità a cui fu precedentemente sottoposta, di lì a poco Cristina morì.
La pietra miracolosa che la salvò fu conservata e impiegata per la costruzione dell’Altare che successivamente nel 1263, vide un altro fatto straordinario e noto, quale il “Miracolo del Corpus Domini”: un certo Pietro da Praga, in viaggio per Roma, decise di fermarsi a Bolsena e celebrare Messa proprio a quell’Altare. Egli aveva da sempre nutrito dei dubbi sul miralcolo della giovane Cristina e probabilmente, proprio per questo motivo, mentre celebrava vide stillare sangue dall’Ostia consacrata che bagnò i suoi paramenti sacri e i marmi del pavimento.
L’Altare del Miracolo è oggi inglobato in un complesso scultoreo e architettonico recinto da una balaustra del Cinquecento. Su un alto stilobate a tre gradini, sorrette da un plinto quadrangolare e da una base modanata, si alzano le quattro colonne scanalate di marmo rosa con capitelli in stile corinzio che a loro volta, sorreggono quattro fronti arcuate con motivi a intreccio geometrico scolpiti; la copertura sovrastante è piramidale e culmina con l’estremità a forma di pigna. L’altare, che ingloba la pietra miracolosa con le orme dei piedi di Santa Cristina, è collocato sotto il ciborio preziosamente scolpito successivamente in età altomedievale. La sistemazione dell’intero complesso dell’altare nel luogo odierno, ossia la cosiddetta Grotta di Santa Cristina, con la costruzione della relativa recinzione, è avvenuta nella prima metà del XVI secolo. Gli affreschi risalgono al XIII secolo e rappresentano il più antico riferimento iconografico del miracolo: “Cristo fra angeli adoranti”, un “Papa reggente un cartiglio” forse Urbano IV, “Santa Cristina con il calice e il corporale”, e l’”Ultima Cena”.
Dal fondo della Grotta passando davanti al sarcofago contenente i resti del corpo della martire, si accede alle Catacombe di Santa Cristina risalenti ai secoli II-IV (Figg. n. 32 – 39).
Glossario:
Abside: Struttura architettonica a pianta semicircolare (Enciclopedia Treccani, s.v.)
Bifora: Finestra il cui vano risulta diviso verticalmente in due luci uguali mediante un piedritto centrale, costituito per lo più da una colonnina (Enciclopedia Treccani, s.v.)
Capriate: struttura architettonica lignea a forma triangolare, posta a sostenere il tetto a doppio spiovente (C.Bertelli, G.Briganti, A.Giuliano, “Storia dell’Arte Italiana”, Milano 1990, s.v.)
Cartiglio: raffigurazione, per lo più dipinta o scolpita, di un rotolo cartaceo, in parte spiegato, spesso contenente un’iscrizione, ma talora destinato a puro scopo ornamentale; usato nell’arte medievale come mezzo esplicativo di figure o rappresentazioni simboliche, divenne poi un tipo particolare di cartella iscritta (Enciclopedia Treccani, s.v.) – (Enciclopedia Treccani s.v.)
Cuspide: elemento architettonico triangolare, generalmente posto a coronamento di una facciata, di un portale, di una tavola dipinta. Tipico elemento gotico (C.Bertelli, G.Briganti, A.Giuliano, “Storia dell’Arte Italiana”, Milano 1990, s.v.).
Invetriata e Scuola Robbiana: La tecnica della terracotta “robbiana” corrisponde in parte a quella della scultura in terracotta semplice: dopo aver preparato l’impasto in argilla e proceduto alla formatura, a mano o a stampo, si fa parzialmente essiccare e si esegue la finitura e l’asciugatura finale. La statua o il rilievo vengono cotti nel forno ad una temperatura tra i 750 e i 950 gradi. A questo punto della lavorazione si prepara lo smalto tannifero che contiene silice, ceneri sodiche calcinate, piombo, stagno ed ossidi metallici. Queste ultime due componenti conferiscono alla miscela vetrosa le caratteristiche tipiche degli smalti robbiani: lo stagno opacizza e la rende bianca, gli ossidi metallici ne definiscono i colori. Lo smalto preparato in panetti veniva tritato finemente, mescolato con acqua e bianco d’uovo, applicato con un pennello e successivamente sottoposto a cottura. Il calore del forno sciogliendo la polvere vetrosa, la fissa stabilmente alla superficie di terracotta che a cottura avvenuta è completamente ricoperta da uno strato di smalto lucido e compatto (www.progettostoriadellarte.it/schede-tecniche).
Navata: nelle basiliche spazio longitudinale compreso tra due file di colonne o pilastri, oppure tra una fila di colonne o pilastri e un muro perimetrale (C.Bertelli, G.Briganti, A.Giuliano, “Storia dell’Arte Italiana”, Milano 1990, s.v.).
Plinto: base di un pilastro o di una colonna aventi il preciso scopo di aumentare la superficie d’appoggio a terra, in relazione al carico consentito dal terreno (“Dizionario di Archeologia”, in ARCHEO, Suppl. n.10/2001, s.v.)
Polittico: Pala d’altare (dipinta, talora anche scolpita) costituita da vari elementi (scomparti) uniti fra loro, talvolta anche con cerniere, in modo che possano essere chiusi come sportelli (Enciclopedia Treccani, s.v.).
Scanalatura: intaglio verticale attorno alla colonna (“Dizionario di Archeologia”, in ARCHEO, Suppl. n.10/2001, s.v.)
Stilobate: piano basamentale su cui poggiano il colonnato e le mura della cella di un tempio antico (C.Bertelli, G.Briganti, A.Giuliano, “Storia dell’Arte Italiana”, Milano 1990, s.v.).
Volta a crociera: la volta è la copertura a superficie ricurva di un ambiente; la volta a crociera deriva dall’intersezione di due volte a botte a sua volta, costituita da una struttura semicilindrica poggiante su due muri paralleli (C.Bertelli, G.Briganti, A.Giuliano, “Storia dell’Arte Italiana”, Milano 1990, s.v.).
Bibliografia:
AA.VV., I della Robbia e l’arte nuova della scultura invetriata. Catalogo della mostra, Firenze 1998
AA.VV., “Lazio. Guida d’Italia”, Touring Club Italiano, Verona 2007
P. Tamburini, “Il Museo territoriale di Bolsena. Guida alla scoperta”, Acquapendente, 2017.
Sitografia:
www.canino.info/inserti/tuscia/luoghi/s_cristina_bolsena
www.basilicasantacristina.it
www.santacristinadibolsena.it
RIPRODUZIONE RISERVATA ©OsservArcheologiA
È consentito l'utilizzo dei contenuti previa indicazione della fonte