“Il sapore di Pompei”
a cura di Chiara Romano
Ciao a tutti amanti della cultura!
Anche se per molti di voi le vacanze non sono ancora finite (come vi invidio!), per me si. Non sono così dispiaciuta perché stare lontana troppo a lungo da ciò che amo non è poi così facile, non trovate? Ed è proprio con questo spirito che questa mattina i ragazzi del mio gruppo ed io ci siamo incamminati dal nostro alloggio con la voglia di ricominciare e le nostre risate sui nostri visi, e abbiamo varcato il cancello degli scavi di Pompei.
È ancora presto, solo alcuni si sono svegliati: i panettieri, l’odore di pane e brioches, gli uccelli, i baristi e i ‘signori delle bancarelle’. Tutti ci sorridono, sanno cosa stiamo andando a fare, il nostro abbigliamento è ben riconoscibile. “Signorì ma ce la fate a stare tutto il giorno con questo caldo sotto al sole?”, mi chiede una signora. “E’ fattibile signora! Dopo tanti anni ci si fa l’abitudine, ci piace! Ci vediamo al ritorno!”.
Finalmente arriviamo all’ingresso dell’anfiteatro. I custodi ormai ci conoscono e ci salutano con un gran sorriso e un sonoro: “Buon lavoro ragazzi!”. Per alcuni è la prima volta qui e si affidano ai più esperti per non perdersi nei mille vicoli e strade di Pompei antica.
Quando si pensa a Pompei viene subito in mente il Vesuvio, le case antiche, i corpi dei pompeiani in fuga dall’eruzione, i vari crolli che ci sono stati in questi anni, ma soprattutto al sempre maggiore numero di turisti che il Parco Archeologico riesce a raggiungere ogni anno.
Questa foto (Foto 1) è veramente molto evocativa e spero che possa rendere l’idea a coloro i quali non hanno ancora avuto modo di vivere l’esperienza di Pompei. Quando l’affluenza è davvero forte ci si sente quasi come a Times Square a New York o a Piazza di Spagna a Roma, e non sempre è una bella sensazione; ti fermi un attimo, però, e pensi “Pompei non è davvero morta, sicuramente era così affollata anche all’epoca”. Ti rendi davvero conto, guardando gli occhi dei turisti, di quanto il nostro patrimonio sia unico e da salvaguardare, come una mamma protegge il suo bambino
Ma scusate mi sono allontanata dal mio racconto, dove ero rimasta? Ah si! Ci avviamo verso la Casa del Centenario (così chiamata perché riportata alla luce durante il 18esimo centenario dell’eruzione del 79 – 1879), è lì che stiamo lavorando. Entrare nell’area archeologica di mattina presto è sempre una grande emozione, anche per chi ci lavora da tanto. Si staglia davanti ai tuoi occhi una Pompei nota solo agli addetti ai lavori. Tenterò di spiegarmi meglio, sperando di trasmettervi quello che si prova.
Guardando la strada, tentando di non inciampare nei basoli, vedi i solchi creati per i carri e pensi a quanti ne sono passati proprio lì. A coloro che incontrandoti avrebbero potuto salutarti perché cominciavano a lavorare presto al mattino come te. Il profumo della terra, il cinguettio degli uccelli, l’aria fresca del mattino, il sole ancora basso sull’orizzonte, ma soprattutto il silenzio. A costo di sembrarvi pazza vi dico che se chiudete gli occhi per un istante riuscirete, una volta riaperti, a percepire (sforzate la vostra immaginazione, eh!) di essere tornati un bel po’ indietro nel tempo. Potrete percepire il panettiere che sta riaprendo la sua bottega, o il pescivendolo che sistema il pesce appena pescato, i soldati nella ronda mattutina. Siete catapultati in un’epoca lontana dalla nostra, ma non poi così tanto a pensarci bene. Un senso di pace vi assale, come se niente potesse farvi del male. Lo so, sembra che io stia parlando di una persona, ma forse è un po’ così: Pompei diventa un compagno di viaggio con il quale ti senti al sicuro e grazie al quale scopri sempre cose nuove.
A volte vorrei che questo momento durasse un po’ in più rispetto a quanto effettivamente duri. Si assapora molto meglio la magia di Pompei senza nessun turista che ti blocchi la visuale.
Puoi entrare nelle case dei ricchi aristocratici pompeiani e “vedere” gli schiavi che cominciavano a preparare la colazione o a pulire la casa. O magari il dominus è già sveglio e passeggia nel peristylium pensando alle prossime mosse politiche.
Ops! Forse ho parlato un po’ troppo. Sono arrivata davanti la Casa del Centenario senza nemmeno accorgermene. Sono le 8.30 e la giornata di lavoro deve cominciare.
Spero di avervi fatto entrare in una Pompei nuova.
La vostra archeologa,
Chiara
Glossario:
Dominus: padrone di casa.
Peristylium: un cortile contornato da colonne sulle quali si poneva un tetto che si appoggiava alla casa. Veniva così a crearsi un finemente decorate con pitture e mosaici. L’interno del peristilio conteneva un giardino con fontane, statue ed anche vasche con pesci e piscine (N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, Dizionario di architettura, Einaudi Editore).
Bibliografia:
Sulla Casa del Centanario vd. A. Coralini; D. Scagliarini, Vesuviana. Archeologie a confronto, Convegno Internazionale, Bologna, 14-16 gennaio 2008.
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