Canusium “la piccola Roma”
a cura di Giulia Civita
Canosa, 30/12/2021
Canosa è la città che mi ha vista nascere e che da un ventennio a questa parte mi accoglie calorosamente quando torno a farle visita. Possiede un importante patrimonio artistico e culturale che oggi vi racconterò attraverso i miei occhi e le mie fotografie.
La leggenda narra che Canosa nasca per merito di Diomede nel 1180 a. C. L’eroe Omerico, dopo aver combattuto la guerra di Troia, approdò in Apulia e diede vita a nuove città tra cui Kanusion, così chiamata per la numerosa presenza di vimini sulle sponde del fiume Ofanto che scorre ad un paio di chilometri dalla città. Un’altra ipotesi riguardante l’origine del nome è quella latina, secondo cui Canusium deriverebbe da canis, animale associato alla Dea Afrodite en kepois.
“La piccola Roma”: è questo il soprannome della civita. Canosa, come La Città eterna, si erge su sette colli: Colle dei Quaranta Martiri, Colle San Giovanni, Colle Santa Sofia, Colle San Giorgio, Colle Montescupolo, Colle di Sant’Angelo e Colle San Pietro.
Questa caratteristica morfologica ha permesso la costruzione sotterranea di grotte artificiali, nonché la creazione degli ipogei, presenti al di sotto del centro abitato e nelle periferie. Il tufo ricavato dalle escavazioni ha permesso, e permette tuttora, la costruzione di edifici in superficie.
Tra gli ipogei più noti ricordiamo:
ipogei Lagrasta databili alla fine del IV sino al I secolo a. C.
ipogeo del Cerbero che risale all’inizio del III secolo a. C.
ipogeo Scocchera B attribuibile al III-II secolo a. C.
ipogeo Casieri databile al IV secolo a. C.
ipogeo Monterisi-Rossignoli che risale alla metà del IV secolo a. C.
ipogeo di Vico San Martino databile dal V al I secolo a. C.
ipogeo dell’Oplita del III secolo a. C.
A Canosa riconosciamo anche la maternità di importanti pezzi ceramici di grande pregio che ora sono ospitati nei più grandi musei d’Italia e del mondo. Il Museo Archeologico Nazionale di Canosa, risiedente nell’ottocentesco Palazzo Sinesi, conserva reperti rinvenuti durante le campagne di scavo. La struttura è piccola ed accogliente, si compone di 7 sale. Protagonisti del MAN Canosino sono: il Lebete nunziale dall’Ipogeo Varrese (recipiente apulo a figure rosse attribuito al Gruppo del Pittore della Danzatrice di Copenaghen 340-320 a. C.); un piatto per offerte che ritrae Andromeda incatenata (attribuito al Pittore delle Arpi 315-300 a. C.); Phiale apulo a figure rosse con scena di conversazione tra una menade ed un sileno (attribuita a ceramografi appartenenti all’Officina del pittore di Dario e del Pittore dell’Oltretomba, 330-310 a. C.). Inoltre, un dinos a figure rosse raffigurante una danza dionisiaca (attribuibile alla cerchia del Pittore di Dario, tra il 340 ed il 320 a. C.).
Tra le altre opere mozzafiato riconosciamo: un Askòs globulare policromo di produzione canosina adornata con decorazioni plastiche a forma di Gorgone, figure femminili alate (fine del IV- inizi del III secolo a. C.); un grande vaso a figure rosse raffigurante il Mito di Niobe (attribuito al pittore di Varrese, 355-340 a. C.); molteplici kantharoi decorati con Eroti alati ed oinochoai decorate con scene di conversazione fra giovani, donne e figure equine (seconda metà del IV secolo a. C). Ed infine, vasi apuli interamente verniciati di nero risalenti al III secolo a. C.; fibule, anelli, lucerne, bronzi e pendagli.
Un’altra tappa che compone la visita della civita è quella alla Domus Romana di colle Montescupolo scoperta tra il 2004 ed il 2005 risalente al I secolo d. C. Gli scavi hanno fatto emergere una residenza dell’età augustea articolata secondo lo schema italico ad atrio. Quest’ultimo si compone di un impluvium centrale, accerchiato da ambienti con pitture parietali e pavimentazioni decorate. Il Colle Montescupolo, da cui prende il nome la domus, ha giocato un ruolo fondamentale nella costruzione dell’edificio il quale presenta dislivelli interni a causa del pendio. La strada adiacente alla domus risale al III-II secolo a. C.
La fruizione della costruzione è attualmente facilitata da un percorso dall’alto che si compone di una passerella in ferro e legno.
Fondamentale è anche il Tempio italico di Minerva/Atena risalente al III secolo a. C. Parliamo di una delle più imponenti costruzioni italiche dell’Italia meridionale ellenistica dedicato a culto di Minerva/Atena la quale è presente anche nei semicapitelli del tempio. L’edificio abbraccia elementi architettonici tipici medio italici (come ad esempio il podio e la planimetria) ed elementi magnogreci (ordini architettonici ionico e corinzio). Circa il podio: questo misurava 33×45 m per un’altezza di 1.67 m. Basandoci sugli studi archeologici, riusciamo ad immaginarci il tempio a cella con ampie ali laterali ed un pronao composto da una doppia fila di otto colonne.
Il luogo di culto fu abbattuto e tra il V ed il IV secolo d. C. i materiali furono rimpiegati per la costruzione di una basilica paleocristiana, inizialmente dedicata ai Santi Cosimo e Damiano e successivamente incentrata su culto di San Leucio da cui oggi prende il nome l’edificio. Il segno distintivo tra una costruzione e l’altra è ben evidente: il perimetro, le pavimentazioni, le colonne, sono tutti elementi che differenziano il tempio e la basilica. All’interno del museo del sito archeologico, che dista pochi metri dallo stesso, sono presenti due riproduzioni molto dettagliate e significative che ripercorrono l’evoluzione della costruzione. Il museo ospita anche preziosissimi capitelli corinzi, produzioni ceramiche, gioielli, antefisse, metope, resti dei colossi Telamoni, mosaici e pavimentazioni.
Ed è con la tappa al tempio che termina la visita di Canosa raccontata attraverso i miei occhi. Chiaramente un breve articolo non potrà mai racchiudere tanta bellezza: mancano all’appello ancora molte chiese, vie, ponti, basiliche, templi, accadimenti storici, tradizioni, miti…
Per questa ragione vi consiglio vivamente di visitare La Piccola Roma appena possibile! Prima di allora però, visto il momento delicato di pandemia in cui ci troviamo, spero di avervi fatto esplorare Canosa mediante le immagini da me scattate con molta emozione e gratitudine. E se a vivere questa esperienza ci saranno due compagni di avventure come i miei, allora state certi che un giorno del genere rimarrà nella storia.
In conclusione, ci tengo a menzionare e ringraziare la Fondazione Archeologica Canosina e tutti i suoi collaboratori per la disponibilità e l’allegria con cui mi hanno accolta.
Glossario:
Afrodite en kepois: Afrodite: dea greca della bellezza. In Atene, dove aveva un celebre santuario “tra i giardini” (en kepois). (Enciclopedia sapere.it by De Agostini).
Cariatide: figura femminile scolpita, usata in luogo di colonna o pilastro a sostegno di sovrastanti membrature architettoniche (Enciclopedia Treccani, s.v.).
Ipogei: si dice ipogeo ogni vano sotterraneo, sia esso semplicemente scavato nel terreno o il cavo sia poi rivestito di muratura, sia esso adibito ad abitazione, a sepoltura o a luogo di culto […] Si dice ipogeo ogni vano sotterraneo, sia esso semplicemente scavato nel terreno o il cavo sia poi rivestito di muratura, sia esso adibito ad abitazione, a sepoltura o a luogo di culto (Enciclopedia Treccani, s.v.).
Lebete: nell’antichità classica, recipiente, generalmente di bronzo, usato per riscaldare e conservare l’acqua, per cuocere le vivande, per le abluzioni nei sacrifici, nelle nozze, nei funerali, e talvolta anche come premio nei giochi ginnici (Enciclopedia Treccani, s.v.).
Phiale: antico vaso rituale greco, in ceramica o in metallo (Fonte: clicca qui).
Dinos: in archeologia, vaso greco fittile, di forma sferica e di grandi dimensioni, senza anse e piede, o con base arrotondata, e perciò poggiante su un sostegno, era usato per il vino (Enciclopedia Treccani, s.v.).
Askòs: tipo di vaso la cui forma richiama figure di animali o anche rigonfio al centro con beccuccio laterale e ansa superiore arcuata, variamente ornato, diffuso in Grecia e in Italia già in epoca preistorica e perdurante fino al periodo classico ed ellenistico (Enciclopedia Treccani, s.v.).
Kantharoi: vasi apuli della fine del IV sec. decorati con grandi teste femminili, appartenente alla cerchia dei seguaci del Pittore di Dario (Enciclopedia Treccani, s.v.).
Eroti: adattati in lingua italiana anche come Amori o Amorini, sono un insieme di figure collettivamente associate all’amore (Fonte: clicca qui).
Oinochoai: nell’antica Grecia, orcio o brocca, in metallo o terracotta, da cui si versava il vino nelle tazze. In genere aveva bocca trilobata, in età pre-ellenica di preferenza a beccuccio. Si trova già nell’arte minoica e micenea; rara nel periodo geometrico, diventa frequente dal VII sec. a.C. in poi (Enciclopedia Treccani, s.v.).
Domus Romana: la domus era un tipo di abitazione utilizzata nell’antica Roma. Era un domicilio privato urbano e si distingueva dalla villa suburbana, che invece era un’abitazione privata situata al di fuori delle mura della città, e dalla villa rustica, situata in campagna e dotata di ambienti appositi per i lavori agricoli (Fonte: clicca qui).
Impluvium: in archeologia, parte ribassata e incorniciata del pavimento dell’atrio nella casa etrusco-italica e romana, a bacino rettangolare, con fondo piatto e scolo per l’acqua piovana (Enciclopedia Treccani, s.v.).
Telamoni: cariatide con funzione di membratura architettonica di sostegno, raffigurante una figura maschile di notevoli dimensioni (Fonte: clicca qui).
Sitografia:
Museo Archeologico Nazionale – Canosa di Puglia
Enciclopedia Treccani, Canosa di Puglia, s.v.
www.canusium.it
www.comune.canosa.bt.it
@museo_archeologico_canosa
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