“Raffaello e l’eco del mito”
Recensione a cura di Amalia Gravante
Accademia Carrara di Bergamo, 20/10/2017
Dostoevskij diceva che dalle mani di Raffaello sono “uscite cose bellissime”. Infatti il nostro giovane genio ha dipinto il suo primo affresco all’età di otto anni e a diciassette si firmava già magister.
Pittore e architetto del Rinascimento italiano, curioso per la prospettiva, formatosi presso la scuola pittorica del Perugino ad Urbino, Raffaello riuscì ad affermarsi in giovane età.
Fine ritrattista, socievole e affidabile incarnò lo stereotipo del pittore cortigiano. Si spostò a Firenze per approfondire le sue conoscenze artistiche e qui conobbe Leonardo e Michelangelo. Nel 1508 si spostò a Roma su invito di papa Giulio II. Qui venne da subito affascinato dalle opere della classicità romana e attratto dalla corte papale, elementi che ben si sposano nelle opere realizzate per le Stanze vaticane.
Equilibrio, compostezza e armoniosa perfezione questo si legge nelle opere di Raffaello. Uomo, natura e storia vivono in perfetta sintonia con elementi che raffigurano l’aristocratico ideale del suo tempo.
È lui il protagonista del nuovo progetto della Fondazione Accademia Carrara di Bergamo in collaborazione con GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea. Un’esposizione che, a partire dal dipinto del San Sebastiano conservato in Carrara, esamina le opere e il mito cresciuto attorno all’artista con un focus particolare: la sua lettura nell’Ottocento, dove venne definito sublime per come seppe dipingere con grazia e perfezione le sue opere; fu così scelto al pari di altri personaggi romanzeschi per dar vita ad una pittura non eroica capace di suscitare grande pathos tra gli appasionati d’arte.
La mostra, visitabile dal 27 gennaio al 6 maggio del 2018 presso l’Accademia Carrara di Bergamo, è composta da 60 opere che ripercorrono la carriera di Raffaello secondo una ring composition che accompagna il visitatore dagli esordi alla completa fioritura dell’artista.
Dipinti, sculture capaci di raccontarci quali gli artisti che lo hanno influenzato dalla Urbino del padre, Giovanni Santi, a Perugino e Pintoricchio, mettendo a fuoco la sapiente capacità innovativa di Raffaello.
Innovazione e naturalezza, straordinarie doti dell’artista che mutano accordi e disaccordi nella storia dell’arte di tutti i tempi, come dimostreranno poi alcune opere in mostra di Picasso, de Chirico, Giulio Paolini o Francesco Vezzoli.
Un percorso intrigante ed accattivante anche nel senso strutturale, studiato da DE8 Architetti e Tobia Scarpa, raccoglie prestiti straordinari provenienti dalle maggiori istituzioni museali italiane e internazionali, dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze all’Hermitage di San Pietroburgo, dalla Pinacoteca di Brera alla Galleria Nazionale di Roma, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia al Metropolitan Museum di New York, dalla National Gallery di Londra al Bode Museum di Berlino e al Pushkin di Mosca.
In mostra:
Raffaello, Giovanni Santi, Pietro Perugino, Pintoricchio, Luca Signorelli, Pedro Berruguete, Hans Memling, Pietro de Saliba, Giovanni Antonio Boltraffio, Marco d’Oggiono, Pietro Fontana, Giuseppe Sogni, Francesco Gandolfi, Cesare Mussini, Francesco Podesti, Felice Schiavoni, Giuseppe Bezzuoli, Francesco Valaperta, Pelagio Palagi, Dionigi Faconti, Peter Cornelius, Johannes Riepenhausen, Anton Raphael Mengs, Giorgio De Chirico, Pablo Picasso, Antonio Donghi, Christo, SALVO, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Ettore Spalletti, Omar Galliani, Pietro Roccasalva, Carlo Maria Mariani, Luciano Fabro, Vanessa Beecroft, Mariella Bettineschi, Francesco Vezzoli.
Fonte: “Ufficio Stampa Civita Tre Venezie”
Bibliografia:
P. Adorno, L’arte italiana, Firenze 1993, vol.2.
Sitografia di riferimento:
www.bergamonews.it/Raffaello alla Carrara di Bergamo: le opere e il mito
[In copertina: immagine dal web]
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