I movimenti femministi nell’archeologia – Giulia Civita

Condividi su

“I movimenti femministi nell’archeologia”
a cura di Giulia Civita di @genderarchaeology

Per questa tematica troppo poco conosciuta, partiremo da una definizione: quella di “Gender Archaeology”. Facendo una breve ricerca sul web troveremo questo risultato: “L’archeologia del genere (Gender archeologia) è un metodo di studio delle società del passato che esamina, attraverso la loro cultura materiale, la costruzione sociale delle identità di genere e le relazioni umane tra i sessi. Fa parte del più ampio campo disciplinare dell’antropologia femminista.”

Con questo articolo cercherò entrare nello specifico, ponendo alla vostra attenzione l’importanza dell’archeologia femminista.

L’archeologia femminista nasce con lo scopo di abolire i pregiudizi legati al ruolo svolto dalla donna nell’antichità, tentando di sottolineare l’importanza della figura femminile spesso considerata marginale. Parliamo quindi una diversa modalità di interpretazione del mondo antico.

“Archeologia di genere” è un termine che abbraccia anche la teoria queer.  L’Archeologia Femminista critica aspramente l’applicazione di norme e valori occidentali alle società del passato, questa col tempo si è espansa comprendendo analisi intersezionali come l’archeologia femminista nera, quella indigena e quella post-coloniale.

Questo movimento che vede correlata l’archeologia ed il femminismo, emerge tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80, (stesso periodo storico della contestazione della scuola archeologica processuale). Madri di questo movimento furono le archeologhe americane: Margaret Conkey e Janet D. Spector. La ricerca della Conkey si focalizza sull’arte rupestre prodotta nel Paleolitico superiore nei Pirenei francesi.
Ella fu la prima ad interessarsi alla causa femminista in ambito archeologico: reinterpretò reperti ed immagini con una prospettiva attenta non solo al gender. Conkey insistette fortemente per il riconoscimento delle donne nella storia della disciplina archeologica. Janet D. Spector diede un forte contributo all’ archeologia di genere, e collaborando con la studiosa Conkey, nel 1984 pubblicò “Archeology and the Study of the Gender”, articolo che sintetizzava la critica femminista.
Un’altra studiosa da citare è Marija Gimbutas. Nata in Lituania negli anni Venti, si occupò di archeologia e di linguistica, i suoi studi in ambito archeologico riguardavano il neolitico e l’età del bronzo. Avvalendosi delle sue competenze nell’ambito linguistico, reinterpretò la preistoria europea, dedicando circa trent’anni della sua carriera allo studio del folklore dell’attuale Europa.
La Gimbutas pone la sua attenzione sul simbolismo del Paleolitico superiore e, alla luce delle sue competenze in ambito antropologico, raccorda e compara elementi eterogenei. Mediante i suoi studi è possibile delineare il pantheon della religione dell’Antica Europa contraddistinto da un’arte simbolica, concettuale. Nelle sue opere dedicate alla Dea, la Gimbutas rintraccia tre temi fondamentali: la nascita, la morte e la rigenerazione.

I primi studi femministi verterono principalmente sulla fabbricazione di utensili in pietra e sulla caccia. L’archeologa americana Joan Margaret Gero decise di concentrarsi sulle questioni di genere e potere nella preistoria, in particolare nelle regioni andine dell’Argentina e del Perù. I suoi studi hanno negato l’ipotesi che la fabbricazione di utensili fosse principalmente un’attività maschile, poiché le donne tendevano a produrre gli oggetti a seconda delle occasioni e delle necessità domestiche. Gero notò quanto gli strumenti in pietra femminili fossero offuscati rispetto a quelli maschili che da sempre vengono iper analizzati, ne sono un esempio lampante le armi utili per la caccia. In Italia non esiste una branca specifica della disciplina, le ricerche sul ruolo della donna nelle società preistoriche ed arcaiche sono sempre state condotte nell’ambito dell’archeologia tradizionale.
L’archeologa italiana Anna Maria Bietti Sestieri probabilmente è una delle poche archeologhe che ha indirizzato i suoi studi anche su questi temi, ella però considera l’aspetto del ruolo della donna in un quadro di ricerca più generale di tipo socio-etno-antropologico. Ricordiamo la Bietti Sestieri per i suoi studi sulla necropoli protostorica laziale di Osteria dell’Osa.

Un altro punto saliente della critica dell’archeologia femminista è l’immagine che si ha dell’archeologo. Nell’immaginario comune è lo studioso rude e possente che opera sul campo spostando pesanti macigni e terreno; quello dell’archeologa è invece ricondotto alla studiosa “incoraggiata” a fare ricerca in laboratorio. Nonostante ci sia una palese disuguaglianza, alcuni archeologi si sono opposti al pensiero femminista; solo un numero ristretto di studiosi si è attivamente impegnato nella sfida alle strutture di potere patriarcale. Addirittura c’è chi preferisce evitare il termine “femminista” per paura di far trapelare un’ideologia politica e/o a causa delle connotazioni negative che col tempo ha assunto il termine.

Scrivendo questo articolo mi sono resa conto di quanto sia complicato anche solo reperire della bibliografia in lingua italiana, è lampante quanto l’Italia, in questo settore, sia indietro rispetto ad altri Stati. Comporre questo testo è stato come tuffarsi in un mare di aspra verità: è demotivante sentirsi così poco rappresentate in quanto donne e studiose quindi questo articolo è un tributo alle donne. La mia gratitudine va a studiose brillanti come la Gimbutas, la Gero, la Conkey e la Spector, le quali si sono battute per le generazioni future, spendendo anni in lotte per l’uguaglianza.  

Illustrazione realizzata da Camilla Zecca raffigurante Marija Gimbutas

Glossario:
Teoria queer: la teoria queer è una teoria che critica la naturalità dell’identità di genere e dell’identità sessuale affermando che sono interamente o in parte costrutti sociali (Fonte: clicca qui)
Scuola archeologica processuale: l’archeologia processuale è lo studio del processo, cioè delle indagini sul modo in cui gli esseri umani fanno le cose e sul modo in cui le cose decadono (ita.lifehackk.com)
Pantheon: questo termine indica sia un edificio di culto, come un tempio, dedicato letteralmente “a tutte le divinità”, sia l’insieme degli dèi di una specifica religione politeista. (Fonte: clicca qui)

Bibliografia:
A. Riboldi, Al cuore dell’Europa. Una rilettura dell’opera di Marija Gimbutas, Mimesis 2015

Sitografia:
http://archaeologicaljournalism.blogspot.com/2012/03/larcheologia-femminista.html
Archeologia Femminista, s.v.
Archeologia Femminista, storia e riferimenti bibliografici

RIPRODUZIONE RISERVATA ©OsservArcheologiA

È consentito l'utilizzo dei contenuti previa indicazione della fonte

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

03/12/2024 @ 15:12
02/12/2024 @ 13:23
01/12/2024 @ 16:58
12/11/2024 @ 16:32
05/11/2024 @ 14:34
31/10/2024 @ 14:25
×