La Queer Archaeology

La Queer Archaeology – Giulia Civita

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“La Queer Archaeology”
a cura di Giulia Civita

Conosci la Queer Archaeology? Ne hai mai sentito parlare?
Si tratta di un approccio diverso all’archeologia, che tenta di sottrarsi alle visioni eteronormative e binarie del passato. Proprio come l’eteronormatività influisce sull’inclusione delle persone all’interno della nostra pratica, influenza anche il modo in cui l’archeologia viene praticata e il modo in cui interpretiamo gli eventi che ci hanno preceduto. Queer è un termine ombrello, generico, utilizzato per indicare le persone che non sono eterosessuali e/o non sono cisgender. Quest’ultima parola, invece, sta ad indicare una persona nella quale collimano il sesso biologico e l’identità di genere (che ricordiamo essere due concetti ben distinti). La teoria queer esplora i modi in cui la sessualità e il genere sono, al contrario di come si è solito pensare, fluidi, complessi.
Per l’archeologia, la sua applicazione varia da discussioni su sesso, genere e sessualità, ponendo sotto esame la normatività dei modelli cronologici. Scrutando attentamente il quadro teorico e metodologico sviluppatonegli studi sulla sessualità, l* archeolog* che adottano la teoria queer, fanno riflettere sui presupposti profondamente radicati che limitano la nostra comprensione dell’organizzazione sociale e del cambiamento culturale nelle società del passato.

Nel 2014, la Society for American Archaeology ha approvato la formazione del Queer Archaeology Interest Gruppo (QAIG). QAIG riflette non solo un crescente interesse per la teoria queer e studi sulla sessualità, ma anche la necessità di riconoscere, sostenere e guidare archeolog*, e comunità lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali (LGBTQI+).

Gli studi degli esperti Aimers e Rutecki esaminano il sesso e la sessualità nel periodo della preistoria. Questo contributo sottolinea che le interpretazioni eteronormative hanno reso invisibile la diversità sessuale e di genere. Gli autori affrontano il modo in cui le percezioni negative delle moderne identità queer vengono essenzializzate e reificato attraverso versioni incomplete del passato.
Uno dei fili conduttori in tutti gli studi è l’idea di privilegio. Il privilegio si riferisce all’accesso sistematico alle risorse, sia di tipo culturale che istituzionale, in base alla provenienza, alla classe sociale, al genere e/o etnia.

Il concetto da discutere è che chi ha privilegi spesso non lo riconosce. Il privilegio è come l’aria: esiste ed è reale ma essedo impalpabile risulta difficile riconoscere la sua
esistenza.

La studiosa Mclntosh nota che anche l’eterosessualità può essere vista attraverso la lente del privilegio. Coloro che si identificano in questo modo non devono nascondere o qualificare le loro relazioni, le loro famiglie non vengono invalidate, il loro valore sociale non viene compromesso e la loro moralità rimane integra, non giudicata. Si pensa all’eterosessualità come “la naturale inclinazione emotiva e sessuale”. Tutto ciò che si discosta da ciò è visto come deviante, patologico o come emotivamente e sessualmente svantaggiato.
Le rigide categorie di determinazione del sesso non consentono la fluidità sessuale biologica, e di conseguenza, un numero significativo di individui del passato non solo viene ignorato, ma non viene incluso come parte della storia umana. Attraverso l’errata interpretazione delle doppie sepolture dello stesso sesso, una parte ricercata e preziosa della storia LGBTQI+ viene dimenticata.
Al fine di rendere più facilmente comprensibile la teoria adottata dalla Queer Archaeology, abbiamo pensato, insieme ai nost* lettor* di elencarvi una serie di libri e film che riguardano la tematica LGBTQI+.

Film:
“The Danish Girl”
“A single man”
“Paris is burning”

Libri:
“Prima che sia peccato. L’omosessualità nella letteratura greca e latina” di Piero Manni
“I neoplatonici” di Luigi Settembrini
“Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico” di Eva Cantarella

NB: reperire del materiale per scrivere questo articolo è stato davvero complicato a causa delle rarissime fonti bibliografiche a disposizione. Il nostro lavoro per la stesura di questo articolo è stato perlopiù di tipo filologico, ci siamo quindi dedicate al lavoro di traduzione e di trascrizione delle fonti sotto citate. Il fine ultimo di questo articolo è puramente divulgativo alla luce del fatto che attualmente vi sono pochissimi articoli sulla Queer Archaeology scritti in lingua italiana.

Fonti:
“Towards an inclusive queer archaeology an overview and introduction” di Dawn M. Rutecki and Chelsea Blackmore, Normalising Queer Representation in Archaeology, Charlotte Bell

RIPRODUZIONE RISERVATA ©OsservArcheologiA

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