“Inchiostro, pennino e corteccia di betulla: cosa disegnavano i bambini nel Medioevo”
a cura di Amalia Gravante
16/10/2017
Appunti, esercizi, insomma stralci di attività della vita quotidiana che cambiano poco con le esigenze odierne. Questo ritrovamento in un terreno argilloso della Russia occidentale, arrivata fino a noi ci permette di entrare in uno scorcio di “vita medievale.
Ci troviamo a Novgorod, nel XIII secolo, qui viveva Onfim, un bambino che doveva avere meno di dieci anni, che nel tempo libero, scriveva e disegnava su pezzi di corteccia di betulla. I suoi disegni ci permettono di entrare nella “vita quotidiana” di un bambino di Novgorod, città del Rus’ di Kiev, seconda per importanza solo alla capitale, dove la scrittura era diffusa in tutte le fasce della popolazione, vista la quantità di reperti con tracce scritte ritrovati, e la corteccia di betulla pare essere proprio il supporto per eccellenza per ospitare la scrittura in questa zona.
Le “cortecce di Onfim” contengono appunti di vario genere : messaggi personali, esercitazioni di scrittura, sillabe, appunti, compiti, liste della spesa.
Ma ancora: nei disegni si vedono cavalieri, mostri, “ritratti” dei suoi amichetti, scene di caccia e di battaglia. Insomma: tutto quello che poteva colpire l’immaginazione di un bambino sia nel XIII secolo, sia oggi raffigurato senza filtri, proprio come un bambino sa fare; ed è proprio qui che risiede il significato di tale ritrovamento: una raffigurazione immediata della realtà del tempo, filtrata attraverso i sapienti occhi di un bambino che celano meno di un adulto e raffigurano tutto quello che c’è. Onfim, come qualsiasi altro bambino di tutte le epoche, raffigura anche la sua famiglia, si esercita sul Libro dei Salmi, quando fa i compiti, oppure si raffigura come un mostro. Insomma: da questi preziosissimi pezzetti di betulla emerge che Onfim doveva avere un’infanzia divisa tra piccoli compiti e momenti di gioco: disegna dei suoi amici che sembra quasi giochino a nascondino in un bosco.
Su di una corteccia Onfim ha ritratto il padre, scrivendo come didascalia: “Questo è il mio papà! Lui è un guerriero. Quando sarò grande voglio anche io essere un guerriero, proprio come lui!”.
Vi ho raccontato questa breve storia per sottolineare che per quanto la società si evolva con mezzi e tecnologia e ci supporti con altri materiali di scrittura, il disegno resta sempre il mezzo più bello per raccontare il mondo e se stessi, sia per un bambino che per un adulto.
Indicazioni bibliografiche:
V. L. Ianin, Novgorod Birchbark Letters, in Anthropology and Archeology of Eurasia, Vol.35 n. 4, pp.14-41, 1997.
Sitografia di riferimento:
antiquitatesromanae.wordpress.com/
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