“A come Anatomia, Arte, Antropologia, Archeologia”
a cura di Carmen Cannizzaro
2/09/2017
Può una mostra di Anatomia del corpo umano parlare anche di Arte e addirittura di Archeologia? La risposta è si ed è ciò che si scopre visitando la mostra di Anatomia umana al Museo della Grafica di Pisa.
Il rapporto tra arte e scienze è andato solidificandosi nel momento in cui, dal Rinascimento e dal primo Barocco, vi era necessità di creare una rappresentazione artistica che fosse mimetica della natura. L’arte dunque, forniva aiuto ai medici mediante immagini dettagliate di piante curative o, appunto, di sezioni del corpo umano.
La Mostra di Anatomia Umana ci insegna che le arti e le scienze possono cooperare, e lo fanno da tempo, vediamo come.
La prima stanza del percorso, mostra un modello ottocentesco in cera del tronco umano a grandezza naturale in sostituzione a quello che un tempo doveva essere un corpo vero che veniva esposto durante una vivisezione degli anatomisti nel teatro anatomico permettendo l’insegnamento dell’anatomia.
Le altre stanze suggeriscono un percorso visivo dominato da disegni di vari artisti: sono illustrazioni dettagliate, minuziose. Tra le tavole di Andrea Vesalio, quelle di Eustachio, o ancora quelle di Jean Albert Salvage e di tutti gli altri artisti, viene evidenziato un fattore in comune: l’attenzione particolareggiata del dettaglio, l’esposizione direi quasi ‘fotografica’ di ciò che compone il corpo umano, dai muscoli, ai legamenti, agli organi, alle ossa. Tra una tavola e l’altra, erano presenti anche altre particolari esposizioni che, da laureanda in Archeologia, ho trovato parecchio interessanti, soprattutto perché, in un certo senso, stupisce il fatto di poter unire discipline così discordanti, che raramente riescono a collaborare tra loro.
A metà del percorso, in una teca, viene mostrata una raccolta di crani. Uno di essi presenta un sistema di cursori che permette di disarticolare le ossa craniche per mostrarne la loro individualità, pur mantenendole nel loro rapporto articolare. Immediatamente il mio pensiero è andato agli studenti di Antropologia fisica e a chi, come me, ha dovuto manipolare ossa frantumate, ritrovate in uno scavo, cercando di poterle riassemblare. Nonostante essa, essendo una disciplina piuttosto moderna, si può avvalere oggi dell’ausilio di modelli di scheletro umano per poterne osservare attentamente le sezioni, ho comunque ritenuto quel cranio di un’importanza unica. Esso è chiamato testa montée à distance, fu acquistato da Carlo Regnoli nel 1870 a Parigi per 150 lire, e doveva avere un valore inestimabile. Pensateci, giovani medici che potevano osservare tutte le ossa craniche senza disarticolarle del tutto!
Un altro cranio è una mappa frenologica costituito da veri e propri segni sulla superficie esterna della volta cranica contrassegnando le aree cerebrali alle quali si attribuivano funzioni e attitudini della mente umana.
Continuando il viaggio tra i disegni di Antonio Scarpa Sull’Aunerisma che evidenzia la dilatazione della più grossa di tutte le arterie del corpo umano, l’Aorta, e quelli di Paolo Mascagni che nell’ Anatomia per uso degli studenti di scultura e pittura, denota l’accuratezza necessaria nel dipingere gli arti, raffigurandone muscoli e ossa in proporzioni naturali, noto con stupore, la presenza di due mummie precolombiane, rinvenute lungo la costa peruviana da Carlo Regnoli alla fine dell’Ottocento. La conservazione del corpo è avvenuta spontaneamente a causa del clima secco. Esse si trovano in posizione fetale, ovvero rannicchiate con le ginocchia vicine al petto, posizione tipica nei defunti di tale civiltà. Una presenta una deformazione del cranio prodotta artificialmente. Sono datate al XII-XV sec.
Accanto ad essi, è esposta una mummia egizia con il suo sarcofago riccamente decorato che testimonia una delle più antiche pratiche di conservazione del corpo umano.
Sono reperti che si legano alla spedizione franco-toscana in Egitto guidata da F. Champollion e I. Rosellini tra il 1828 e il 1829. La mummia egizia presenta un taglio sulla parte laterale sinistra che fu praticato per l’eviscerazione e una narice particolarmente dilatata per l’estrazione dell’encefalo. La mummia è in posizione supina con le braccia distese. Il sarcofago è costituito da una decorazione in registri, con l’uso prevalente del giallo e del blu nella parte anteriore, mentre vi è un’unica scena, in rosso in color oro e blu egizio, in quella posteriore.
Chiaramente, il primo scopo della mostra in questione è far notare come arte e scienza abbiano da raccontare l’uno all’altra, di quanto una possa necessitare dell’altra e dello stretto collegamento tra le due.
Forse oggi ci sembra assurdo perché viviamo in un’epoca ‘tecnologica’, ricca di mezzi in grado di documentare, catalogare, dimostrare. Prendiamo ad esempio la fotografia, è in grado di fermare l’attimo e racchiuderlo in un’immagine. Che tu stia guardando un quadro, un tramonto in riva al mare o un antico monumento, la fotografia è in grado di imprigionare quell’istante. Un tempo, però, ogni cosa era diversa.
Quando scoprivano nuovi mondi, nuove terre, gli artisti si spostavano insieme agli esploratori per poter disegnare ogni nuova specie di pianta o di animale che incontravano nel loro cammino. Successivamente, ciò veniva in aiuto agli scienziati che per la prima volta, si ritrovavano a dover studiare un nuovo esemplare mai visto prima. E in effetti, il collegamento tra le due discipline è fortissimo. Tuttavia, il mio animo da archeologa è riuscito a cogliere collegamenti ‘speciali’ anche on questa scienza che si chiama Archeologia e un collegamento probabilmente ancora più forte con l’Antropologia.
Non voglio svelarvi tutte le meraviglie che potreste scoprire visitando la mostra, dunque, cari lettori, spero di avervi fatto venire la curiosità di scoprire qualcosa in più e ricordatevi che la Mostra di Anatomia Umana è visibile fino al 1 Ottobre 2017 al Museo della Grafica di Pisa (per ulteriori info >>>Clicca Qui<<<)
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