L’Athena Parthenos di Santa Marinella

Condividi su

L’Athena Parthenos attualmente conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Civitavecchia ( per un breve tour del Museo clicca qui ) è una copia del celebre scultore Fidia, che fu ritrovata a Santa Marinella durante i lavori all’interno del Castello Odescalchi che, a sua volta, sorge sulle strutture di una villa marittima considerata quella di Ulpiano, giurista del III sec. d.C. 

Fino al 5 maggio 2024 avrete l’opportunità di ammirarla nel suggestivo allestimento che riproduce idealmente la cella del Partenone in cui l’originale opera di Fidia era esposta, grazie alla mostra monografica dedicata al grande scultore presso i Musei Capitolini organizzata dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali:  clicca qui per tutte le info <<<

Ma analizziamone visivamente le caratteristiche scultoree che la compongono:

1.
La statua è in marmo pentelico e misura 1,65 m di altezza.
La dea indossa il peplo ossia, la tipica veste delle donne greche con l’egida, che sarebbe la corta corazza ornata al centro dalla testa della Gorgone Medusa (Gorgoneion).
Mancano lungo i fianchie alla base della statua, tracce degli attachi per gli attributi della dea: Vittoria alata e scudo, forse realizzati in bronzo.

immagine 1

2.
La testa è il calco ricavato da quella originaria riconosciuta in un esemplare proveniente dallo stesso sito ma conservata al Louvre.
Il volto è minuto e calza un elmo voluminoso, di tipo attico sul quale si notano le tracce dei tre animali che sostenevano i lophoi (creste) di coronamento. 

immagine 2

3.
Dagli incassi presenti sul corpo della statua si presume che il braccio sinistro fosse abbassato e probabilmente, poggiato allo scudo mentre il braccio destro, doveva essere ripiegato al gomito e proteso in avanti.

immagine 3

4.
Le pesanti pieghe del peplo e quelle dell’apoptygma ossia, l’ampio risvolto nella parte superiore, sono realizzate con il trapano corrente così da creare profondi effetti chiaroscurali.

immagine 4

5.
La cintura è formata da due serpenti: le loto code e le loro teste si intrecciano e vanno a creare dei nodi al centro della figura.

immagine 5

Va sottolineato dunque, il pregievole lavoro scultoreo nel quale le superifici liscie si intrecciano con la plasticità dei particolari dei vari elementi che la compongono, rendendo il tutto particolarmente vibrante. 
Pertanto, le caratteristiche tecniche consentono di datarla alla seconda metà del II secolo a.C. con riferimento all’attività di una bottega specializzata in riproduzioni di capolavori greci. 

Bibliografia di approfondimento:
– Rosalie F. Baker e Charles F. Baker III, Ancient Greeks: Creating the Classical Tradition, Oxford University Press, 1997
– G. Becatti, Fidia (s.v.), in Enciclopedia dell’arte antica classica e orientale, Vol. 3, Roma 1960
– G. Becatti, L’arte dell’età classica, Milano 2000
– C. Bertelli, G. Briganti, A. Giuliano, Storia dell’Arte Italiana, Vol. 1, Verona 1995
– G. Cappello, Viaggio in Grecia. Un itinerario fotografico della Grecia classica con a fronte storia, miti, letteratura e filosofia dell’antica civiltà ellenica, 2008, p. 67
– J. Charbonneaux, R. Martin, F. Villard, La Grecia classica, Milano 2000
– A. Delivorrias, Fidia (s.v.), in Enciclopedia dell’arte antica classica e orientale, Suppl. II, Roma  1994
– P. De Vecchi, E. Cerchiari, I tempi dell’arte, Vol. 1, Bompiani, Milano 1999
– A. Giuliano, Storia dell’arte greca, Carocci, Roma 1998
– M. Statile, MANCivitavecchia: OsservAzione e particolari, 2021, osservarcheologia.eu

 

RIPRODUZIONE RISERVATA ©OsservArcheologiA

È consentito l'utilizzo dei contenuti previa indicazione della fonte

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

12/11/2024 @ 16:32
05/11/2024 @ 14:34
31/10/2024 @ 14:25
23/10/2024 @ 16:17
09/10/2024 @ 16:45
02/10/2024 @ 16:16